mercoledì 14 settembre 2016

[angelica]

Mi chiamano la rara, il premio, la fuggitiva, la dura, la fredda, la colonna di alabastro, la senza calore, la sdegnosa, Diana in scena, Venere chiedente, la speranzosa.
Mi han chiamata la custode avventata del fiore virginale, la sospirante, la gemente, la cavallerizza, l’avvampata di dispetto e d’ira, la sfuggente, la triste, la supplicante, la debole e la gagliarda, l’esule che levar terra vorria, la gentile, la paurosa, la timida, la piangente, la sconsolata, la tormentata.

Dicono di me che son l’esule, la vagabonda, la pudica impudica, la disperata, l’afflitta e la sbigottita, la molestata, la sdegnosetta, la tinta di rossore, la narcotizzata, la rapita, la sfortunata, l’oppressa, l’incatenata, la prigioniera in roccaforte, l’ignudata, la messa in catena su una fredda pietra, la mezza morta di paura, la supplicante, la mortificata.

Hanno detto di me che son la stupita, l’allegra, l’incredula, la celata, la nascosta, la mimetizzata, l’errante, la solitaria, l’incostante, la beffarda, la sfacciata, la canzonatrice, la stanca, l’invisibile, la solitaria, la turbata, la dolente, la malcontenta, la nascosta.

Ma io di me, ora che ho ti ho incontrato, ti dico che sono la pietosa, l’insolitamente ferma, la tenera, la molle, la samaritana, l’infermiera, la sanatrice, l’intenerita e alla fine di tutti gli aggettivi che mi hanno graffiato addosso, l’innamorata.


frammenti da L’Angelico abbacinare di Simonetta Sambiase su viadellebelledonne